Afrodisiaco deriva da Afrodite, dea greca della bellezza e del
piacere. I Romani la chiamavano Venere, e fu cantata dal
poeta Lucrezio come simbolo delle forza vitale. Il “maestro
d’amore” Ovidio, che di seduzione se ne intendeva, si definì suo alunno e scrisse un trattato, l’Ars amandi, su come
conquistare le proprie amate, o amati. Vagando un po’ per
le tavole e le storia, di cibi in grado di sedurre ne troviamo
davvero tanti, più o meno improbabili e leggendari. Il nostro
Rinascimento proponeva polvere di corno di unicorno (era
il rinoceronte) o la famosa mandragola, protagonista in tale
ambito di una divertente commedia di messer Machiavelli.
L’Oriente dal canto suo aveva denti di tigre, o di fantomatici draghi, pinne di squalo e altre cose sulle quali è meglio
non indagare. Alcuni però pare abbiano davvero proprietà
in grado di infondere o aumentare il desiderio. Il cioccolato,
definito “cibo degli dei”, non solo non fa venire i brufoli, ma
dà energia ed molto raffinato; vedere per credere il film Chocolat! Rigorosamente fondente, da solo o in piatti di carne (la
tradizione francese lo abbina alla cacciagione), è un piacere
da veri esteti. Le spezie in generale, in quanto esotiche, hanno sempre stimolato la fantasia, e le fantasie. Zafferano, e
Pozzolengo è molto più vicina dell’Oriente, ginseng e zenzero
possono insaporire allora i vostri piatti, e le vostre serate. Il
peperoncino poi, è hot per sua stessa natura. Di questi tempi
si trovano anche da noi i signori della Scala di Scoville (Trinidad scorpion, Jalapeno etc.), ma attenzione, da usare con
prudenza, altrimenti la serata da bollente potrebbe diventare
ustionante! Altro afrodisiaco, insospettabile, è la frutta secca.
Ebbene sì, mandorle, noci, nocciole & co. possono sedurre
il palato, e non solo. Altrettanto insospettabile, anzi di più è
la bonaria e paciosa zucca. Tartufo infine, da veri gourmet, e
ostriche con champagne. Magari non del tutto afrodisiache,
ma di sicuro averle in tavola sarà un piacere e non farete di
certo brutta figura.
da Il Morso n° 5 - febbraio 2014
Illustrazioni di Giuseppe Vit
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