Vespa o Lambretta? In un ideale gioco della torre è uno dei grandi dilemmi del tipo “essere o non essere?”, o meno filosofici, “Beatles o Rolling Stones?”. È un confronto che non permette di tenere il piede in due scarpe, anzi, su due pedali. Se fossero una donna, la Vespa sarebbe Sofia Loren, morbida e formosa, mediterranea, popolare, nel senso proprio di pop. La Lambretta sarebbe invece Virna Lisi, intellettuale, aristocratica, moderna, internazionale. Tondo contro squadrato, confortevole contro essenziale. La Innocenti, che diede vita allo “scooter del Lambro” nel 1947, concepì infatti la sua creatura come un monociclo leggero di grande praticità e semplice nelle linee. Da allora il successo fu immediato e negli anni Sessanta, lanciati i modelli a carrozzeria chiusa e faro alto dalla storica 125 LI terza serie, si giocò con la Vespa il titolo di regina degli scooters. La Lambretta è uno stile di vita, come lo è anche la concorrente della Piaggio. Alla bimba della Innocenti si attribuisce maggiore stabilità per il fatto di avere il telaio fisso (contro il portante della Vespa), il motore centrale, la doppia forcella e le ruote più grandi. Di contro consuma di più ed è più delicata in quanto meccanicamente più complessa. Al tempo la Lambretta era considerata più elitaria e ai giorni d'oggi più che mai attira collezionisti esigenti e appassionati per la rarità di alcuni esemplari e la difficoltà di reperimento dei pezzi di ricambio. Avere una Lambretta in garage mantenuta in perfetto stato è come avere un gioiello in una teca, al pari di altre moto storiche o delle macchine d'epoca. Tra le più mitiche e ricercate ricordiamo la 175 TV Gold (con la carrozzeria originale di uno stupendo color oro), l'affascinante Cento, la piccola Junior 50, la 125 DL detta “Macchia nera” e disegnata da Bertone o l'ammiraglia 200 DX, ovvero il “Lambrettone”. Modernità, ma anche MODernismo. Nella sottocultura britannica dei MODS infatti, la Lambretta era un simbolo di stile, da tenere perfetta e pulita al pari dei propri preziosi vestiti. Così, sulle orme del film Quadrophenia con la colonna sonora degli Who, le rock star inglesi che aderiscono al movimento come il “modfather” Paul Weller dei Jam e degli Style Concil, i fratelli Gallagher degli Oasis o il ciclista vincitore del Tour de France, Bradley Wiggins, non mancano di farsi fotografare in garage vestiti eleganti accanto a una delle loro (tante) Lambrette. Lo scooter diventa un accessorio importante per accompagnare il completo, retrò, magari tonic (a tessuto lucido) e tagliato su misura all'inglese (ma spesso di sartoria italiana), con giacca a tre bottoni, doppio spacco laterale e pantaloni a sigaretta stretti e corti alla caviglia che esaltino un paio di raffinati mocassini, stivaletti o brogues (scarpe classiche a coda di rondine, anche bicolori). Un armonioso binomio tra il made in Italy e lo stile britannico, per chi crede nella fede MOD, o più semplicemente ama questo look riconoscibile eppure sempre sobrio ed elegante.
da Golf for passion, n° 61, agosto 2014