Partire è un po' morire, almeno così dice chi si è affezionato al posto da cui parte. A volte è invece un girare pagina, con tanto entusiasmo e poca voglia di tornare. Tuttavia, è un po' nella natura umana, talora si è costretti a guardarsi indietro. Così, per chi scrive, a volte occorre sfrondare l'esistente, e tenere man mano solo le pagine piuttosto che tutto il giornale, perché non c'è spazio e gli articoli crescono di giorno in giorno. Ho deciso di raccogliere qui quelli scritti per varie riviste online e blog, magari alcuni persino chiusi o abbandonati, aggiungendo qualche pezzo cui ero particolarmente affezionato, benché pubblicato su cartaceo. Anche sugli argomenti mi sono limitato a tre, i preferiti, del resto: eros, arte e natura.

mercoledì 2 luglio 2014

Le foglie d'autunno

Sul lago di Garda e nelle sue vicinanze c’è la possibilità di fare un vero e proprio tour degli alberi secolari. Questi giganti verdi, le chiome della Terra che la rendono la nostra meravigliosa madre, se non la si deturpasse talvolta in modo osceno, esercitano grande fascino e suggestione. A partire da Toscolano-Maderno, dove si possono ammirare il grande platano del lungolago (el piantù) e il superbo cedro di parco Bernini. Poco distante, a Vobarno, in località Dosso di Covolo, il magnifico castagno di Cargiù. A Carzago, in cascina da amici ho più volte apprezzato un bellissimo gelso secolare, già citato in alcuni documenti di epoca napoleonica. Ma questo, come detto, è in casa privata. Scendendo nel basso lago, a Colombare, sulla penisola, si staglia a pochi metri dalla riva il pioppo già descritto da Silvano Buffa in un vecchio articolo del Corriere del Garda.
 Se si segue poi il corso del Mincio fino a Goito, si arriva alla frazione Sacca dove, in località “al Ruvar”, una spettacolare farnia campeggia solitaria in un campo (un “forte delle fate” quindi, di grande impatto visivo) con la sua chioma di 160 m² quando è al massimo del suo splendore. Confesso una predilezione per questo albero. Un altro gelso nello stesso abitato è degno di nota, se non altro per la cavità che sia apre nel suo tronco a mo’ di porta.
 Risaliamo nel veronese, fino alle pendici del Baldo; troviamo a Caprino il platano più grande d’Italia, detto dei 100 bersaglieri perché durante una manovra nel 1937 tra le sue fronde si nascose un tale numero di soldati.
 A meno che prima non si voglia fare un salto a Cerro Veronese, nella cui piazza un imponente cerro, appunto, scandisce le stagioni da centinaia di anni, sconfiniamo in Trentino. Ci resta infatti da vedere l’imponente leccio di Sarche, in frazione Dro.


da Il Corriere del Garda n° 24 - ottobre 2012

 Pioppo a Colombare di Sirmione

Olmo nel Parco dell'acqua a Brescia

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