Partire è un po' morire, almeno così dice chi si è affezionato al posto da cui parte. A volte è invece un girare pagina, con tanto entusiasmo e poca voglia di tornare. Tuttavia, è un po' nella natura umana, talora si è costretti a guardarsi indietro. Così, per chi scrive, a volte occorre sfrondare l'esistente, e tenere man mano solo le pagine piuttosto che tutto il giornale, perché non c'è spazio e gli articoli crescono di giorno in giorno. Ho deciso di raccogliere qui quelli scritti per varie riviste online e blog, magari alcuni persino chiusi o abbandonati, aggiungendo qualche pezzo cui ero particolarmente affezionato, benché pubblicato su cartaceo. Anche sugli argomenti mi sono limitato a tre, i preferiti, del resto: eros, arte e natura.

mercoledì 2 luglio 2014

Dal Rinascimento al Settecento, visioni di fede, devozione e storia della città

La triade classica, quasi un canone, dei maestri è composta da Alessandro Bonvicino (Moretto), Girolamo di Romano (Romanino) e Giovanni Gerolamo Savoldo. Il Cinquecento bresciano è più o meno tutto, ed è proprio il caso di dirlo, nelle loro mani. Se a questi si aggiunge Giacomo Ceruti , detto il Pitocchetto (XVIII secolo), il panorama pittorico principale, oltre che il titolo stesso della mostra, parrebbe completo. Non del tutto vero. Infatti, oltre ai tre “grandi” del XVI secolo che hanno lasciato pale e dipinti anche nelle chiese del centro e della provincia, non sono stati messi in disparte neppure, per esempio, il maestro e “caposcuola” Vincenzo Foppa (1427-1515). E tra gli altri pittori attivi a Brescia ricordiamo ancora Giovanni Ferramola e il bolognese Francesco Raibolini detto il Francia. Di questo si trova un'opera anche in San Giovanni Evangelista, chiesa che ospita tele dei maestri sopra citati oltre che una poco conosciuta “Crocifissione dei diecimila sul monte Ararat” ritenuta di Angelo Everardi detto il Fiammingo. Dalla provincia, presente anche Andrea Celesti che ha lasciato soprattutto a Toscolano Maderno e Desenzano le sue attestazioni principali. Curiose senza dubbio sono le “Stagioni” di Antonio Rasio, fantasiose e bizzarre personificazioni realizzate a composizioni di nature morte alla maniera del più celebre Arcimboldo. Suggestivo inoltre il San Giorgio e la principessa del XV secolo attribuito al Cicognara. Segnaliamo infine un ospite d'eccezione, ovvero il grande Raffaello Sanzio, presente con due opere del periodo giovanile. 


Il Fiammingo - Crocifissione dei 10.000 sul monte Ararat

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