Il Benàco, nome latino del Garda, per gli antichi sembrava un delfino o una giraffa. A testimoniarlo è lo storico Bongianni Grattarolo (XVI secolo). Più una giraffa a dire il vero, come commenta lo scrittore stesso. Il delfino sembra però essere legato al cielo, tanto che un tempo si diceva in dialetto el delfina indicando secondo alcuni i lampi, per altri addirittura la scia luminosa dell'omonima costellazione. Il collo del lago si allarga all'altezza del promontorio di San Vigilio ad est e quello di San Felice con l'Isola Cavazza a ovest. Le leggende vogliono che in questa strettoia ci siano abissi e canaloni profondissimi nei quali il pesce carpione si ciba di una vena d'oro o che vi risieda il mostro, una immensa creatura cui è stato dato il nome di Bennie dallo studioso A. Bellelli. Una favola per volta. Per il carpione ne circolano tante, tutte del XVI secolo e bisogna fare un po' di ordine. Saturno avrebbe trasformato il brigante Carpo e compagni dopo che tentarono di rapinarlo traghettandolo in mezzo al lago (versione del Fracastoro e di Giorgio Iodoco); stessa vicenda, ma sarebbe stato Ercole di ritorno dagli orti delle Esperidi e non Saturno (versione Voltolina); alcune pergamene di Catullo sarebbero cadute nel lago trasformandosi nei pesci (versione del Valeriano). Sempre a proposito di carpioni, sulla costa bresciana è diffusa la versione cristiana del mito. I pesci conserverebbero sulla loro livrea i segni delle mani del santo che li liberò dopo che il suo servitore ne pescò troppi per il pranzo del santo (analogia con l'aneddoto sul pesce San Pietro). Le spiagge dell'alto Garda veneto furono apprezzate da personaggi illustri. Tra questi, Petrarca. Proprio al poeta del '300 è dedicata un'epigrafe a Punta S. Viglilio, che con la Baia delle Sirene costituisce uno dei punti più suggestivi del lago. Se Apollo avesse visto Laura prima di Dafne, non Dafne, ma Laura sarebbe alloro, nel senso che il dio si sarebbe innamorato della fanciulla amata da Petrarca piuttosto di Dafne (lauro, alloro, che fa gioco di prole con Laura). Storie e favole a parte, il Benaco da questa strettoia si apre dando l'impressione di essere quasi un mare, e di qui il verso del poeta Virgilio che lo definiva dall'onda marina. Personalmente ho una predilezione per la spiaggia del cimitero di Salò, adombrata dai suoi cipressi secolari. Oltre si trovano Portese e la Baia del vento. In Valtenesi, Manerba con il suo golfo offre uno splendido scenario, abbellito dalla bellissima falesia a strapiombo sul Garda, dominata dalla Rocca con il parco naturale nell'area circostante. Sempre in Valtenesi, San Sivino, con l'antica pieve resa famosa per il misterioso patto con il diavolo, e i lidi di Moniga, Padenghe e Lonato. Girando la penisola del Vo', ove si crede vi fosse un'isola poi sprofondata nel lago, si arriva al Desenzanino, alla storica e salvata Feltrinelli e alle coste di Rivoltella, con la Spiaggia d'oro, il tratto di raccordo delle Fornasette e il lido del Porto. Dopo l'oasi San Francesco e la Brema, nel mezzo del lago si protende poi Sirmione, secondo la leggenda descritta dal poeta Alessandro Zappata, anch'essa un drago spaventoso. Definita la "perla delle isole e delle penisole" da Catullo, è circondata da suggestive spiagge e calette. Tra queste famose sono la Giamaica, il Lido delle Bionde o la piccola spiaggia della Parrocchiale all'ingresso est del Castello.
da Area blu n° 293 - giugno 2014
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